Anello di fidanzamento: significato, normativa e cosa fare in caso di rottura
Ogni anello di fidanzamento ha una storia da raccontare. Immaginate un giovane emozionato che entra in gioielleria con il cuore in gola, alla ricerca del gioiello perfetto per la sua amata. Come artigiani orafi dal 1949, scene come questa noi di Torinogioielli ne abbiamo vissute a centinaia: sguardi complici, mani che tremano aprendo un piccolo cofanetto di velluto, lacrime di gioia quando quel diamante scintilla all’anulare sinistro. In quegli attimi, la frase “un diamante è per sempre” sembra una certezza assoluta: l’anello di fidanzamento diventa il simbolo tangibile di una promessa d’amore eterno.
Eppure la vita, si sa, può riservare sorprese. Può capitare che la strada verso l’altare si interrompa e che la promessa non sfoci in un matrimonio. Il valore sentimentale di un anello di fidanzamento è immenso, proprio perché racchiude sogni e impegni condivisi. Per questo, quando una storia d’amore si spezza, sorge spontanea una domanda delicata: che fare di quel simbolo? Restituirlo a chi l’ha regalato o tenerlo come ricordo? Entrano in gioco emozioni, tradizioni e perfino leggi.
In questo articolo vi racconteremo, con tono narrativo ma autorevole, tutto ciò che c’è da sapere – dall’esperienza di Torinogioielli – sul destino dell’anello di fidanzamento in caso di rottura: il suo significato, cosa dice la normativa italianasulla restituzione e quali sono i consigli pratici per gestire la situazione con serenità e rispetto.
La nostra esperienza dal 1949: l’anello di fidanzamento e il suo significato
In oltre settant’anni di attività, Torinogioielli ha visto nascere migliaia di storie d’amore, tutte accomunate da un piccolo grande rito: la consegna di un anello di fidanzamento. La tradizione dell’anello di fidanzamento ha radici antiche e affascinanti. Attraverso gli occhi di un produttore storico come noi, questo oggetto non è mai un semplice gioiello: è un cerchio che non si spezza, simbolo di un amore destinato a non finire.
Quando aiutiamo un futuro sposo a scegliere il solitario giusto, sappiamo che non sta acquistando “un anello qualsiasi” – sta scegliendo il messaggero di una promessa, il custode di emozioni, speranze e progetti di vita insieme.
Dal 1949 ad oggi il mondo è cambiato, così come i gusti e le mode in fatto di gioielli, ma il significato profondo dell’anello di fidanzamento è rimasto immutato. Ogni volta che consegniamo un anello incastonato di diamanti, assistiamo all’inizio di un nuovo capitolo: vediamo giovani coppie sorridere complici sapendo di avere davanti un futuro da costruire insieme. C’è chi sceglie un design classico e chi opta per qualcosa di più moderno, ma il messaggio sotteso è sempre lo stesso: “Vuoi sposarmi?”. E quel cerchietto prezioso all’anulare è la risposta silenziosa, il sì che brilla alla luce del sole e annuncia al mondo un impegno reciproco.
Proprio perché racchiude un valore sentimentale così alto, l’anello di fidanzamento porta con sé un’aura quasi sacra. Nel nostro laboratorio orafa di Torino abbiamo spesso ascoltato aneddoti di famiglia legati a questi anelli: c’è l’anello tramandato dalla nonna, che passa di generazione in generazione come benedizione sulle nuove unioni; c’è quello acquistato con anni di risparmi perché “doveva essere speciale come il nostro amore”. Tutte queste storie ci ricordano quanto un piccolo oggetto possa significare così tanto.
Forse è anche per questo che quando le cose non vanno come previsto, l’anello diventa protagonista di dubbi e decisioni difficili. Nel prossimo paragrafo vi spieghiamo cosa prevede la legge italiana in proposito: sì, perché perfino il legislatore si è occupato dell’anello di fidanzamento e della sua eventuale restituzione.
Cosa dice la legge italiana sulla restituzione dell’anello di fidanzamento?
Spesso, tra le coppie incerte sul futuro, sorge il dubbio: “Ma se poi le cose vanno male, devo restituire l’anello di fidanzamento?”. In Italia la normativa sull’anello di fidanzamento è piuttosto chiara e trova fondamento in una legge specifica. Parliamo dell’articolo 80 del Codice Civile, che disciplina la restituzione dei doni in caso di mancato matrimonio.
Questa norma stabilisce che “il promittente può domandare la restituzione dei doni fatti a causa della promessa di matrimonio, se il matrimonio non è stato contratto”. In altre parole, se le nozze non hanno luogo, chi ha fatto il regalo (tipicamente l’anello di fidanzamento) ha il diritto di chiederne indietro la restituzione. La logica è comprensibile: quel dono era stato fatto in vista di un matrimonio futuro; se il matrimonio salta, viene meno la ragione per cui era stato regalato.
Occorre precisare che questo diritto non è senza limiti. La legge prevede un termine entro cui esercitarlo: un anno dal giorno in cui è stata rifutata la celebrazione del matrimonio (ossia dalla rottura ufficiale del fidanzamento) oppure entro un anno dall’eventuale morte di uno dei promessi sposi. Trascorso questo periodo, non si può più legalmente esigere la restituzione. È importante sottolineare che l’art. 80 c.c. si applica a prescindere da chi abbia deciso di annullare il matrimonio o dalle cause della rottura: non interessa se ci sia stata colpa o unilaterale ripensamento, conta solo il fatto che il matrimonio non si sia celebrato.
Un’altra domanda frequente è: vale per tutti i regali o solo per l’anello? La legge fa una distinzione tra i regali “dati in vista del matrimonio” e gli altri regali comuni. Gli oggetti donati “a causa della promessa di matrimonio” (in gergo chiamati doni obnuziali) rientrano nell’art. 80. In questa categoria possiamo includere l’anello di fidanzamento e magari altri doni importanti scambiati durante il fidanzamento con l’idea del matrimonio all’orizzonte – ad esempio, pensiamo a quei regali costosi fatti dai futuri suoceri agli sposi, o a un prezioso orologio che lei regala a lui per il fidanzamento ufficiale.
Tutti questi sono collegati direttamente alla prospettiva delle nozze. I regali di uso comune invece (definiti anche liberalità d’uso o, più semplicemente, doni d’uso) sono quelli scambiati per tradizione in determinate occasioni non direttamente legate al matrimonio: i regali di compleanno, di laurea, di anniversario durante il fidanzamento, ecc. Questi ultimi non sono soggetti alla restituzione legale tramite l’art. 80, perché non erano dati espressamente in vista del matrimonio, ma per altre ricorrenze o motivi.
Facciamo un esempio: se durante il fidanzamento il futuro sposo regala alla compagna una collana per il suo compleanno, quella è una liberalità d’uso, un dono spontaneo non finalizzato alle nozze, e dunque non cade sotto la normativa dell’art. 80. L’anello di fidanzamento, invece, per sua natura simbolica e tradizionale, è considerato proprio il classico dono “in riguardo di matrimonio”.
Quindi, riassumendo la legge italiana: quando il matrimonio non viene più celebrato, l’anello di fidanzamento – essendo un dono obnuziale – dovrebbe essere restituito a chi lo aveva donato, purché questi ne faccia richiesta entro un anno dalla rottura. Ma come vedremo, tra teoria e pratica esistono tante sfumature quante sono le storie dietro a ogni anello.
Chi deve restituire l’anello dopo la rottura della relazione? I casi reali
A questo punto, chiarito cosa dice la legge, viene spontaneo chiedersi: in concreto, chi tiene l’anello dopo la rottura del fidanzamento? La teoria giuridica e il galateo danno un’indicazione precisa (l’anello andrebbe restituito al donatore), ma nella realtà dei sentimenti tutto dipende dalle persone coinvolte e dalle circostanze della separazione. In oltre settant’anni di storie vissute indirettamente attraverso i nostri clienti, abbiamo visto davvero di tutto. Ogni coppia che si lascia prima del matrimonio è un caso a sé, ma alcune situazioni ricorrono frequentemente.
Rottura consensuale e matura: Ci sono coppie che, purtroppo, si rendono conto di non essere più destinate a sposarsi, magari per divergenze emerse col tempo. In non pochi casi la separazione avviene in modo rispettoso e affettuoso. Abbiamo assistito a fidanzati che si lasciano di comune accordo e affrontano anche la questione dell’anello con maturità.
Spesso lei riconsegna l’anello a lui, magari con le lacrime agli occhi ma con la consapevolezza che è la cosa giusta da fare. Ricordo la storia di una giovane coppia di Torino: entrambi avevano capito di non essere pronti al matrimonio e decisero insieme di annullare le nozze. Un pomeriggio tornarono nel nostro negozio mano nella mano, non più come futuri sposi ma come due persone che si erano volute bene. Lei aprì il palmo e restituì delicatamente l’anello dicendo: “Merita di trovare un’altra storia a cui appartenere”. È stato un momento triste ma composto, in cui l’amore passato si è trasformato in reciproco rispetto.
Tradimenti e ripensamenti dolorosi: Altre volte, purtroppo, la rottura avviene in modo burrascoso. Quando dietro la fine del fidanzamento c’è un tradimento o un’offesa grave, l’anello di fidanzamento può diventare una pedina in una sorta di resa dei conti emotiva. Abbiamo visto casi in cui la promessa sposa tradita, ferita nell’orgoglio e nel cuore, si rifiuta di restituire l’anello all’ex, considerandolo quasi un risarcimento morale per il torto subito. “Dopo quello che mi ha fatto, me lo tengo”, ci confessò con rabbia una cliente, decisa a non cedere il prezioso oggetto all’uomo che l’aveva delusa.
Dal lato opposto, c’è chi, trovandosi colpevole di aver fatto naufragare la relazione (ad esempio perché ha cambiato idea o ha altre colpe), si sente in dovere di lasciare comunque all’altro l’anello. Un nostro cliente, qualche anno fa, scoprì che la fidanzata l’aveva tradito; in preda alla rabbia, raccolse l’anello e lo chiuse in un cassetto, dicendo che l’avrebbe ripreso solo se lei avesse fatto il gesto di restituirglielo spontaneamente. Lei, dal canto suo, in un primo momento non volle darlo indietro, forse per senso di colpa misto a ostinazione.
Fu solo dopo mesi, a mente fredda, che decise di restituirlo tramite un amico comune, evitando un incontro diretto carico di tensione. Questo per dire che, quando subentrano emozioni forti, l’esito può allontanarsi sia dalla legge sia dal galateo: ognuno reagisce a modo suo, e l’anello può diventare il simbolo sia di rancore che di rimpianto.
Il valore affettivo e familiare dell’anello: Un fattore che influenza molto il “destino” di un anello dopo la rottura è la sua storia pregressa. Se l’anello era un cimelio di famiglia – poniamo il caso di un anello appartenuto alla nonna dello sposo, tramandato di generazione in generazione – quasi sempre la futura sposa lo restituisce spontaneamente, anche senza bisogno di chiedere. C’è un rispetto implicito verso quell’oggetto carico di memoria: tenerlo significherebbe spezzare la tradizione di un’altra famiglia.
Abbiamo numerosi esempi così: “Non potrei mai tenerlo, appartiene alla vostra famiglia” ci disse una ragazza riportando l’anello che il fidanzato (poi ex) le aveva donato, un gioiello antico con uno zaffiro di famiglia. Altre volte il legame affettivo è personale: magari lui ha fatto realizzare l’anello su misura, incidendo una frase o scegliendo una pietra con un significato particolare. Anche in questi casi, se la relazione finisce, spesso chi lo ha ricevuto sente che quell’oggetto non le appartiene più e decide di restituirlo, un po’ per chiudere il capitolo, un po’ perché guardarlo farebbe troppo male.
Accordi e soluzioni creative: Non sempre però “restituire o tenere” è un aut aut drastico. Nella nostra esperienza abbiamo visto anche soluzioni condivise e originali. Ad esempio, una coppia che aveva annullato il fidanzamento per incompatibilità (senza colpe particolari da entrambe le parti) scelse insieme una via insolita: decisero di vendere l’anello e di dividere in parti uguali il ricavato. Così facendo, nessuno dei due teneva per sé il simbolo della loro quasi-unione, e il valore materiale veniva equamente ripartito, senza vincitori né vinti.
Un’altra ex coppia, invece, optò per una sorta di “riciclo sentimentale”: lei propose di smontare il diamante dall’anello e di riutilizzarlo per due ciondoli uguali, uno per ciascuno, come segno di affetto reciproco nonostante la fine del fidanzamento. Può sembrare insolito, ma per loro ha significato trasformare un oggetto doloroso in qualcosa di nuovo, privo della stessa carica emotiva negativa.
Questi casi reali mostrano che, sebbene la regola generale sarebbe di restituire l’anello di fidanzamento al mittente quando il matrimonio salta, nella pratica esistono tanti modi di affrontare la situazione. C’è chi segue la legge alla lettera, chi si affida al cuore, chi alle tradizioni di famiglia, e chi cerca compromessi creativi.
L’importante, in ogni storia, è cercare di evitare che un dono nato per amore diventi l’innesco di conflitti insuperabili. Ed è qui che entra in gioco non solo la sensibilità personale, ma anche il cosiddetto galateo: le regole non scritte del comportamento elegante. Vediamo cosa suggerisce la tradizione in merito all’anello di fidanzamento in caso di rottura.
Il galateo dell’anello di fidanzamento: cosa suggerisce la tradizione nel caso di rottura?
Al di là delle norme giuridiche, esiste un galateo – un codice di buon costume – che riguarda l’anello di fidanzamento e la sua eventuale restituzione. In Italia, la tradizione è piuttosto chiara al riguardo: se ci si lascia prima del matrimonio, l’anello va restituito.
Questa usanza non scritta rispecchia un’idea di correttezza e di rispetto: restituire l’anello di fidanzamento significa, in un certo senso, chiudere in modo dignitoso un capitolo importante, senza appropriarsi di un simbolo che ormai non rappresenta più una promessa reciproca. In passato, quando rompere un fidanzamento era quasi un piccolo scandalo sociale, restituire l’anello era un gesto doveroso, anche per rispetto verso le famiglie coinvolte.
Oggi i tempi sono cambiati e le rotture di fidanzamento sono più comuni e meno stigmatizzate, ma il galateo tradizionale è rimasto pressoché invariato: non si tiene ciò che non simboleggia più ciò per cui era stato donato.
Va detto che il galateo non è una legge e lascia spazio alle eccezioni dettate dal buon senso e dalla sensibilità individuale. Ad esempio, c’è chi sostiene una vecchia consuetudine anglosassone un po’ diversa: secondo alcuni, se è l’uomo a rompere il fidanzamento, la donna potrebbe tenere l’anello come sorta di compensazione per il dolore subito; viceversa, se è la donna a tirarsi indietro, sarebbe lei a doverlo restituire.
Questa “regola” però non è universalmente riconosciuta e, anzi, molti la considerano superata o semplicemente un retaggio di altri tempi. Nella pratica internazionale odierna, anche in molti Paesi fuori dall’Italia prevale l’idea che l’anello di fidanzamento sia un gift with a purpose, un regalo con uno scopo ben preciso (il matrimonio), e che se quello scopo viene meno sia giusto restituirlo. Ad esempio, negli Stati Uniti la questione è spesso affrontata caso per caso, ma in molti stati vige la regola del “no-fault”: indipendentemente da chi abbia causato la rottura, l’anello si restituisce al donatore, punto e basta. In altri contesti culturali, magari meno influenzati dalla tradizione dell’anello solitario, questa problematica si pone in modo diverso, ma è opinione comune che il buon gustosuggerisca di non trattenere un oggetto così carico di significato se il matrimonio non avrà più luogo.
Un altro aspetto di galateo da considerare riguarda il come restituire l’anello, quando si decide di farlo. Le buone maniere raccomandano che la restituzione avvenga in forma privata e discreta. Non servono gesti plateali o scenate drammatiche. Consegnare l’anello di nascosto, magari tramite terze persone, potrebbe risultare freddo o offensivo, salvo che tra gli ex fidanzati non vi sia alcuna possibilità di dialogo sereno.
L’ideale, dal punto di vista dell’etichetta, sarebbe restituirlo di persona, in un momento tranquillo, spiegando con sincerità le proprie ragioni e magari esprimendo gratitudine per ciò che quell’anello ha rappresentato, anche se l’epilogo non è stato quello sperato. Si tratta di un gesto elegante che denota maturità e rispetto.
Detto questo, ogni situazione è unica e il galateo non può coprire tutte le sfumature del caso. Talvolta chi ha regalato l’anello insiste affinché l’ex fidanzata lo tenga comunque, magari per generosità o perché non se la sente di riprenderlo. Ci è capitato di conoscere uomini che dicevano: “Ormai è tuo, indipendentemente da come è andata tra noi”. In casi del genere, accettare o meno di tenere l’anello diventa una scelta personale: c’è chi rifiuta e lo restituisce lo stesso per correttezza, e chi invece accoglie il gesto e magari decide di conservarlo come ricordo dei momenti felici passati insieme.
L’importante, dal punto di vista del galateo, è che qualunque decisione venga presa sia guidata dal rispetto reciproco e dalla sensibilità verso i sentimenti altrui. Tradizione e buone maniere tracciano una strada, ma non tengono conto delle emozioni uniche di ciascuna coppia. Ecco perché, più che dogmi assoluti, servono consigli pratici per affrontare al meglio questa situazione delicata. Vediamoli insieme.
Consigli pratici per restituire (o non restituire) l’anello di fidanzamento senza conflitti
Quando un fidanzamento si rompe, decidere cosa fare con l’anello può aggiungere ulteriore stress in un momento già doloroso. Dalla nostra lunga esperienza, vogliamo condividere alcuni consigli pratici per gestire la questione in modo sereno ed evitare conflitti inutili. Che si decida di restituire l’anello o di non restituirlo (ossia tenerlo), l’obiettivo è di agire con eleganza e rispetto. Ecco alcuni suggerimenti utili:
• Scegliete il momento e il tono giusto per parlarne: affrontate l’argomento dell’anello solo quando entrambi avete la giusta calma. Evitate di discuterne nel pieno di un litigio o quando l’emotività è alle stelle. Trovate un momento riservato, senza interferenze esterne, in cui poter parlare con sincerità. Un dialogo pacato è il primo passo per evitare fraintendimenti e tensioni sul tema della restituzione.
• Se decidi di restituirlo, fallo con tatto: riconsegnare l’anello di fidanzamento è un gesto carico di significato, quindi meglio farlo di persona se possibile. Scegli un luogo tranquillo e consegna l’anello (magari riposto nel suo astuccio originale) spiegando con parole sincere le tue motivazioni. Puoi, ad esempio, dire che lo restituisci perché ritieni sia la cosa giusta, ringraziando l’ex partner per ciò che quell’anello ha rappresentato nel periodo felice del fidanzamento. Un approccio gentile ed empatico aiuta entrambi a voltare pagina con minor amarezza.
• Se preferisci tenerlo (o ti viene chiesto di tenerlo): prenditi del tempo prima di decidere cosa fare dell’anello. Subito dopo la rottura le emozioni sono confuse; magari in quel momento vorresti sbarazzartene all’istante, oppure al contrario ti aggrappi a quel oggetto come a un ricordo del passato. È comprensibile, ma è bene non agire d’istinto.
Metti l’anello solitario da parte per qualche settimana, finché il turbine emotivo non si placa. A mente lucida potrai valutare se tenerlo ti fa stare bene oppure no. Ricorda anche di chiarire con l’ex partner che intendi conservarlo, così da evitare incomprensioni o recriminazioni future. La chiarezza fra di voi è fondamentale: se hai deciso di non restituirlo perché lui/lei ti ha detto che puoi tenerlo, assicurati che entrambi siate d’accordo.
• Valuta l’idea di trasformarlo o riutilizzarlo: tenere l’anello di fidanzamento così com’è, a volte, può essere emotivamente difficile – è pur sempre il simbolo di una promessa infranta. Un consiglio pratico per chi decide di non restituirlo è trasformare il gioiello in qualcosa di nuovo. Puoi far smontare la pietra (ad esempio il diamante) e farla incastonare in un pendente, in un paio di orecchini o in un altro anello da portare su un dito diverso.
In questo modo quel prezioso assume una nuova identità e non ti ricorderà ogni volta la proposta di matrimonio mancata, pur rimanendo con te. Molte ex fidanzate che abbiamo incontrato hanno seguito questa strada e l’hanno trovata terapeutica: il gioiello cambia forma, e con esso cambia il suo significato.
• Considera la vendita o la permuta senza sensi di colpa: se guardare quell’anello ti provoca solo tristezza e non vuoi proprio conservarlo, venderlo può essere una soluzione pragmatica. Non c’è nulla di male nel decidere di monetizzare un oggetto che ormai ha perso per te il suo significato originario. Puoi rivolgerti a gioiellerie di fiducia (noi di Torinogioielli offriamo ad esempio valutazioni oneste dei diamanti) oppure optare per la permuta, scambiando l’anello con un altro gioiello più adatto a te.
Alcune persone, per dare un risvolto positivo alla cosa, scelgono di utilizzare il ricavato della vendita per qualcosa di significativo: un viaggio rigenerante, un corso che desideravano seguire, o perfino una donazione in beneficenza. Trasformare quel capitolo chiuso in un aiuto per realizzare un nuovo progetto di vita può dare un senso di riscatto.
• Mantenete il rispetto reciproco durante tutto il processo: qualunque sia la decisione riguardo all’anello, cercate di comunicare in modo rispettoso. Se sei tu a dover ricevere indietro l’anello, evita pressioni eccessive o toni minacciosi: anche se la legge è dalla tua parte, forzare la mano potrebbe incrinare ulteriormente i rapporti. Meglio spiegare con calma perché tieni a riaverlo, magari appellandoti anche al buon cuore dell’altra persona o ai ricordi positivi. D’altro canto, se sei tu a restituire, non usarlo come strumento per far male (ad esempio consegnandolo con rabbia o disprezzo). In definitiva, mostrarsi comprensivi e civili aiuterà entrambe le parti a superare questo momento con meno conflitti.
Questi consigli pratici nascono dall’osservazione di tante situazioni reali e hanno un denominatore comune: preservare la dignità e i sentimenti di entrambi. Un anello di fidanzamento, anche nella rottura, dovrebbe ricordarci l’amore e la gioia che simboleggiava, non diventare motivo di guerra.
Conclusioni di Torinogioielli: affrontare la decisione con serenità
In conclusione, dopo oltre 70 anni passati a creare anelli per suggellare promesse d’amore, noi di Torinogioielli abbiamo imparato che ogni storia è unica e preziosa, proprio come ogni diamante. Quando una promessa di matrimonio si infrange, l’emozione del momento può far sembrare la questione dell’anello insormontabile. Il nostro consiglio, maturato in decenni di esperienza, è di affrontare questa decisione con la maggiore serenità possibile. Prendetevi il tempo necessario, parlatevi con il cuore in mano e cercate di mettervi l’uno nei panni dell’altro. In gioco c’è un oggetto materiale, sì, ma dietro c’è soprattutto il rispetto reciproco e la chiusura di un capitolo importante delle vostre vite.
Ricordate che nessun gioiello, per quanto costoso o brillante, vale quanto la vostra pace interiore. Se restituire l’anello di fidanzamento vi sembra la cosa più giusta da fare per voltare pagina senza rimpianti, fatelo senza esitare, sapendo di agire con correttezza. Se invece, per accordi tra di voi o per sentimenti personali, decidete di tenerlo, assicuratevi che sia una scelta consapevole e non dettata dalla rabbia o dal risentimento. In entrambi i casi, cercate di chiudere la vicenda senza rancori: l’anello tornerà nella sua scatolina, ma ciò che avete vissuto rimarrà come esperienza che vi ha fatto crescere.
Dal nostro osservatorio privilegiato di artigiani orafi, abbiamo visto che spesso, col passare del tempo, le ferite si rimarginano e un nuovo amore può bussare alla porta. E chissà, forse quello stesso anello, recuperato da un cassetto o ricomprato dopo una restituzione, potrà un giorno brillare di nuovo al dito di qualcuno, inaugurando una nuova promessa. La vita è fatta di cicli che si chiudono e si aprono: l’importante è affrontarli con maturità, eleganza e rispetto.
Torinogioielli è da sempre al fianco degli innamorati, nelle gioie e – quando capita – anche nei momenti difficili. La nostra esperienza ci insegna che, dietro ogni anello, c’è molto più dell’oro e dei diamanti: ci sono persone, emozioni e scelte di vita. Affrontate queste scelte con il cuore sereno e la consapevolezza che, comunque vada, un anello di fidanzamento racconta sempre e comunque una storia d’amore. E ogni storia, anche se finisce, merita di essere rispettata.
Con questa convinzione, vi auguriamo di trovare la soluzione migliore per il vostro anello e per il vostro futuro, ricordando che la fine di un percorso può essere l’inizio di un altro – e un gioiello, a volte, può persino aiutare a ricordarlo con un sorriso.
Alberto Ferrari
TORINOGIOIELLI