Diamanti sintetici: tutto quello che c’è da sapere

A differenza dei diamanti naturali, i diamanti sintetici vengono coltivati artificialmente in laboratorio in poche settimane, con temperature e pressioni significativamente inferiori a quelle necessarie per la formazione dei cristalli naturali.

Questo processo rapido produce diamanti che, sebbene esteticamente simili, differiscono profondamente nella loro struttura. I diamanti naturali crescono come cristalli ottaedrici puri, mentre i sintetici presentano facce cubiche e ottaedriche dovute al loro sviluppo accelerato.

I cristalli di diamante naturale si sono formati milioni di anni fa, a circa 160 chilometri di profondità sotto la superficie terrestre, in condizioni di pressione e temperatura straordinarie.

La loro origine risale a fenomeni geologici antichissimi, quando esplosioni vulcaniche portarono in superficie questi cristalli preziosi, intrappolandoli in strette tubature verticali di kimberlite, una roccia ignea che oggi rappresenta la chiave per il loro ritrovamento.

Estrarre diamanti dalla kimberlite è un processo complesso e meticoloso. La concentrazione di diamanti in questa roccia è estremamente bassa, circa una parte per milione, il che significa che è necessario estrarre e lavorare grandi quantità di minerale per liberare i cristalli.

Questo impegno rende ogni diamante naturale una rarità preziosa, frutto di milioni di anni di storia e di fenomeni naturali irripetibili.

 

Torinogioielli dice no ai diamanti sintetici

Torinogioielli si impegna a sostenere l’autenticità e l’etica nella gioielleria, utilizzando esclusivamente diamanti naturali e dicendo un fermo “no” ai diamanti sintetici. Nel catalogo diamanti Torino è possibile acquistare esclusivamente diamanti naturali, etici e certificati Igi con taglio taglio tripla excellent.

Questa scelta non è solo una questione di qualità, ma anche un simbolo del profondo rispetto per l’origine e la storia millenaria di queste gemme straordinarie. Per sensibilizzare il pubblico su questo tema, abbiamo creato l’hashtag #torinogioiellicontrosintetici, un invito a riscoprire il valore unico dei diamanti naturali.

Torinogioielli crede che la bellezza autentica e il valore dei diamanti naturali risiedano nella loro origine naturale, nei millenni di trasformazioni geologiche che li hanno plasmati e nella loro unicità ineguagliabile.

Scegliendo diamanti naturali, non solo offriamo ai nostri clienti gemme di qualità superiore, ma anche la certezza di possedere un pezzo di storia della Terra.

Con l’hashtag #torinogioiellicontrosintetici, vogliamo educare e ispirare il nostro pubblico a riflettere sull’importanza di una scelta consapevole e rispettosa. Per noi, ogni diamante naturale non è solo una gemma, ma un simbolo di autenticità, rarità e valore intrinseco.

Cosa sono i diamanti sintetici?

I diamanti sintetici sono gemme create artificialmente in laboratorio attraverso processi che riproducono, in modo controllato, le condizioni in cui i diamanti naturali si formano nelle profondità della Terra.

La loro storia risale alla metà degli anni ’50, quando gli scienziati svilupparono le prime tecniche per coltivarli, riuscendo inizialmente a produrre solo piccoli cristalli di scarso utilizzo.

È solo a partire dagli anni ’90 che si è raggiunta la capacità di creare diamanti sintetici di dimensioni adeguate per la gioielleria, e da allora questa tecnologia è in costante evoluzione.

Oggi, oltre ad essere impiegati nell’industria del lusso, i diamanti sintetici trovano ampio utilizzo in applicazioni industriali, grazie alla loro durezza e alla versatilità nei settori tecnologici e scientifici.

La loro produzione avviene principalmente attraverso due metodi. Il metodo tradizionale, noto come crescita ad alta pressione e alta temperatura (High Pressure-High Temperature o HPHT), prevede la sintesi di diamanti a partire da una lega di metalli fusi, come ferro, nichel o cobalto.

Questo processo ricrea le elevate pressioni e temperature presenti nel mantello terrestre, trasformando gradualmente il carbonio in un diamante artificiale.

Un metodo più moderno è la deposizione chimica da fase di vapore (Chemical Vapor Deposition o CVD), spesso definita crescita a bassa pressione e alta temperatura (LPHT). In questo caso, il diamante si forma da gas, come il metano, all’interno di una camera a vuoto.

Le particelle di carbonio contenute nel gas si depositano progressivamente su un cristallo o su una piastra diamantata, che fungono da seme, consolidandosi strato dopo strato in una pietra unica.

Grazie a questi avanzamenti tecnologici, i diamanti sintetici possono essere prodotti in diversi paesi del mondo e rappresentano una risorsa significativa sia per l’industria della gioielleria che per quella tecnologica.

formazione di un diamante sintetico cvd

Come si crea un diamante cvd?

Il processo per creare un diamante CVD (Chemical Vapor Deposition) si svolge in un laboratorio specializzato, all’interno di una camera a vuoto. Questa viene riempita con un gas contenente carbonio, come il metano, che rappresenta la materia prima per la formazione del diamante sintetico.

Una fonte di energia, ad esempio un raggio di microonde, viene utilizzata per rompere le molecole del gas, liberando gli atomi di carbonio. Questi atomi, attratti verso il basso, si depositano gradualmente su una piastra di diamante che funge da seme.

La cristallizzazione del diamante CVD avviene in diverse settimane, durante le quali gli atomi di carbonio si stratificano formando nuovi cristalli. Il numero di cristalli creati dipende dalle dimensioni della camera e dalla quantità di semi utilizzati. I cristalli ottenuti, chiamati tabulari, spesso presentano bordi ruvidi di grafite nera e possono avere un colore marrone.

Questo colore indesiderato può essere rimosso attraverso trattamenti termici, rendendo il diamante sintetico più trasparente e brillante, pronto per la successiva fase di sfaccettatura.

La tecnologia per produrre diamanti CVD è in continua evoluzione. Oggi, i produttori sono in grado di offrire pietre sintetiche di dimensioni sempre più grandi e con livelli di colore e purezza notevolmente migliorati.

Tuttavia, la crescente perfezione dei diamanti CVD rende fondamentale sapere come riconoscere un diamante CVD rispetto a uno naturale. Gli esperti utilizzano tecnologie avanzate e certificazioni gemmologiche per distinguere i diamanti naturali da quelli sintetici.

Per chi si avvicina a questo tipo di diamanti sintetici, è utile informarsi su prezzo dei diamanti CVD  che varia in base a fattori come dimensioni, purezza e colore. Sebbene abbiano un costo infinitamente inferiore rispetto ai diamanti naturali, è importante affidarsi a gioiellieri di fiducia per ottenere un sintetico fatto bene.

Il diamante CVD rappresenta un’alternativa molto economica nel mondo della gioielleria, ma la sua origine artificiale richiede attenzione e conoscenza per fare scelte consapevoli e riconoscere il valore delle diverse tipologie di diamanti.

Come si creano i diamanti sintetici Hpth?

Un diamante sintetico HPHT è una gemma creata in laboratorio attraverso un processo noto come High Pressure High Temperature (HPHT), che replica le condizioni di pressione e temperatura estreme in cui i diamanti naturali si formano nel mantello terrestre.

La crescita di questi diamanti sintetici HPHT avviene all’interno di una capsula inserita in un’apparecchiatura capace di generare pressioni estremamente elevate.

Il processo inizia con una polvere di diamante, che si dissolve in un flusso di metallo fuso. Questa soluzione si cristallizza su un seme di diamante, formando così il cristallo di diamante sintetico.

La crescita richiede un periodo che varia da alcune settimane a poco più di un mese. I diamanti HPHT cresciuti in questo modo presentano caratteristiche distintive, come facce cubiche oltre alle tipiche facce ottaedriche.

Questi diamanti di laboratorio sintetici differiscono dai naturali sia nella struttura interna che nei modelli di crescita. Per esempio, i diamanti HPHT mostrano schemi di crescita interni che possono essere utilizzati per identificarli in laboratorio.

Inoltre, le gemme risultanti spesso evidenziano caratteristiche visive come zonature di colore, fluorescenza distribuita in modo particolare e inclusioni di metallo scuro.

I colori più comuni dei diamanti sintetici HPHT sono giallo, giallo-arancio e giallo-brunastro. Produrre diamanti sintetici incolori è stata una sfida, poiché richiede condizioni di crescita particolarmente precise per escludere l’azoto, responsabile delle tonalità giallastre.

Tuttavia, con recenti sviluppi tecnologici, è ora possibile creare cristalli HPHT incolori di alta purezza, anche superiori ai 10 carati, sebbene questi richiedano tempi di crescita più lunghi e un controllo meticoloso.

Alcuni diamanti sintetici HPHT possono assumere colori particolari grazie a trattamenti successivi. Ad esempio, l’aggiunta di boro durante la crescita genera cristalli blu, mentre colori come il rosa o il rosso possono essere ottenuti attraverso processi di irradiazione e riscaldamento post-crescita.

I diamanti sintetici HPHT rappresentano una soluzione tecnologicamente avanzata nel settore della gioielleria e dell’industria, ma è fondamentale saperli riconoscere per distinguere queste pietre artificiali dai diamanti naturali.

Tecniche di laboratorio come la spettroscopia e la fotoluminescenza sono strumenti affidabili per identificare i diamanti HPHT e garantire che i consumatori ricevano informazioni accurate sul prodotto che acquistano.

diamanti sintetici cvd e hthp a confronto

Come riconoscere un diamante naturale da uno sintetico 

Distinguere un diamante naturale da un diamante sintetico può essere una sfida, soprattutto considerando i continui progressi nella qualità e nell’aspetto dei diamanti sintetici prodotti con metodi HPHT (High Pressure High Temperature) o CVD (Chemical Vapor Deposition).

Tuttavia, ci sono alcune caratteristiche distintive che permettono di identificarli con strumenti specializzati e l’aiuto di gemmologi esperti.

I diamanti sintetici HPHT spesso mostrano inclusioni di metallo fuso, visibili come macchie nere opache sotto la luce trasmessa, ma lucenti sotto luce riflessa. Queste inclusioni metalliche possono derivare da elementi come ferro, nichel o cobalto utilizzati nel processo di crescita.

Al contrario, un diamante naturale potrebbe presentare inclusioni scure, ma queste non avranno mai una lucentezza metallica. Inoltre, i diamanti sintetici cresciuti con il metodo CVD non contengono inclusioni metalliche, ma possono mostrare una colorazione uniforme e, talvolta, uno schema striato visibile attraverso le sfaccettature.

Un’altra differenza importante con i diamanti grezzi riguarda i modelli di fluorescenza e stress. I diamanti sintetici HPHT mostrano spesso un motivo di fluorescenza a croce, mentre i sintetici CVD possono presentare striature.

Inoltre, se osservati sotto filtri polarizzanti, i diamanti sintetici non mostrano il tipico motivo tratteggiato o mosaico di interferenza che si osserva nei diamanti naturali, causato dalle sollecitazioni subite durante la formazione nella terra.

Un’altra caratteristica distintiva è la fosforescenza. Alcuni diamanti sintetici possono emettere luce persistente anche per un minuto dopo che la lampada a raggi ultravioletti è stata spenta, un fenomeno che non si riscontra nei diamanti naturali.

Infine, strumenti automatizzati come il DiamondView, che utilizzano tecniche di fotoluminescenza, illuminazione ultravioletta e assorbimento ottico, sono fondamentali per identificare i diamanti sintetici, specialmente quelli di dimensioni molto ridotte venduti in grandi quantità.

Sapere come riconoscere un diamante sintetico è essenziale per garantire trasparenza nel commercio di gioielli e preservare il valore unico di un diamante naturale, che si distingue non solo per la sua origine ma anche per le tracce uniche lasciate dal tempo e dalla natura.

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