Il lapislazzuli (meno comune lapislazuli) è una delle pietre preziose considerate tali da più tempo nella storia. La storia di questa gemma risale al V millennio a.C., fu molto usata per la fabbricazione dei gioielli trovati nelle tombe faraoniche in Egitto. È di colore azzurro intenso prevalentemente (ma ne esistono anche campioni di colore più vicino al celeste, a seconda della quantità di calcite), e da questo deriva il suo nome, composto dal latino lapis (pietra) e lazuli, genitivo del latino medioevale lazulum, derivato dall’arabo (al-)lazward, a sua volta dal persiano lāzhward (لاژورد) che significa appunto “azzurro”. Lo stesso termine “azzurro” deriva da lāzhward, con la perdita della L iniziale, assimilata con la lam dell’articolo determinativo arabo. Il lapislazzuli è una roccia e non un minerale perché è composto da diversi minerali (prevalentemente lazurite, pirite e calcite). Il Lapislazzuli si trova in giacimenti soprattutto in Afghanistan (Miniera di Sar-e-Sang, in Badakhshan, citata anche da Marco Polo), Cina e Cile. È presente anche in alcune effusioni dei vulcani campani e laziali. Con il lapislazzuli si creava attraverso la macinazione e altri procedimenti, il più pregiato blu degli affreschi medievali, dalla tonalità intensa ed estremamente resistente nel tempo. Il costo di questa materia prima era paragonabile a quello dell’oro, se si pensa che le uniche miniere conosciute erano in Afghanistan. La ricchezza del materiale aveva anche un significato devozionale: nell’arte sacra ritrarre la divinità con materiali preziosi era una sorta di offerta che si faceva nei loro confronti. Il lapislazzuli è anche stato, e tuttora è, usato in gioielleria e nell’intaglio e nella scultura. Famose sono le coppe e i vasi in lapislazzuli che appartennero ai Medici, famiglia regnante a Firenze nel XIV – XV secolo. Il colore e le inclusioni di pirite, che danno l’idea del cielo stellato, hanno reso nell’immaginario umano il lapislazzuli una pietra poetica e legata al cielo.